domenica 13 aprile 2014

Roma - Terni. Uscita di ultracycling solitaria in gruppo.

Preso atto che questo è un non-blog, poichè non viene costantemente e repentinamente aggiornato, con la mia solita settimanella di ritardo, vi racconto la mia prima esperienza di Ultracycling di sabato scorso

In origine sarebbe dovuta essere un'uscita di gruppo, nella quale Strong avrebbe dovuto pagare una scommessa legata alla Maratona di Roma e tutti gli altri avrebbero potuto spararsi la propria dose giornaliera di chilometri in compagnia, ma poi...

...poi venerdì forse piove ma sabato è brutto quindi pedalerò domenica ma io domenica non posso allora pedalerò sabato quando c'è il pranzo di Daniela a Terni e Master e Marco dicono allora andiamo a Rieti poi tu prosegui per Terni però sabato forse potrebbe piovere quindi Master esce domenica e Marco è stato male tutta la settimana e Tedde ha preso le ferie per venerdì barattandole con una notte e Edo deve pedalare per 6 ore tutto ovviamente senza l'ombra di una virgola.... 

Ergo, sabato scorso di buon'ora (alle 9, per intenderci, con 1 ora di ritardo sull'orario previsto) monto sulla fida Slice TT e parto alla volta di Terni, dove Anto, Picchio e Dita mi raggiungeranno in auto. Un buon modo per conciliare allenamenti, vita familiare ed ottima compagnia di amici.

Date le défaillance di cui sopra, organizzo un gruppo tanto eterogeneo quanto affiatato, composto da me, Vasco, Francesco G., Francesco D.G., Fiorella, il Califfo, Tiziano, Fabrizio, Giuliano, Fabri, Lorenzo, Renato, Antonello e qualche altro che al momento mi sfugge; le indicazioni sono chiare: "Ragazzi, dividiamoci i compiti: io mi metto davanti a tirare, voi vi alternate a cantare. Nessuno molla, si parte e si arriva insieme!".

Per la merenda durante il viaggio, ho preparato un magnifico cestino composto da 3 barrette (una alla cioccolata, una alla banana ed una al... boh) e 2 gel (uno all'arancia ed uno al gusto Cola con caffeina), 1 borraccia di acqua ed 1 di sali minerali, con l'intento di testare l'alimentazione che userò nelle gare durante la stagione ormai alle porte. Il programma è di mangiare una barretta ogni 30 km ed ingurgitare un gel ogni 50, e vedere come va.

Play, Start. La tecnologia è avviata, si parte. La strada scelta per raggiungere Terni è la via Flaminia (tante volte percorsa, in una vita precedente, sulle due ruote, ma in quel caso spinte da 140 cavalli e non da un somaro zoppo, come in questa occasione), quindi dovrò attraversare completamente Roma, spaccandola in due come una una mela.

Dopo 24 km, 180 semafori, sampietrini, donne al volante, buche ed ogni altro pericolo urbano, arrivo finalmente a Ponte Milvio, dove imbocco la pista ciclabile; guardo per la prima volta il Garmin: è già trascorsa quasi un'ora dalla partenza, media 25,3 km/h. Un po' bassa, ma in città ci sta. Per qualche chilometro abbandono i rumori del traffico, e mi sembra quasi di aver attraversato qualche strano varco che mi catapulta in un'altra dimensione: intorno a me solo campi sportivi, prati, Albachiara, un parco con tanto di laghetto, qualche podista, Il sociale e l'antisociale, diversi ciclisti a passeggio, Baratto. Quante magnifiche sorprese riserva Roma...

Puntuale come un cucù napoletano, al 32° km parte la prima barretta: non ho una gran voglia di mangiare, ma i programmi vanno rispettati (!). Appena il tempo di finire e, al 34° km, lascio la ciclabile e mi tuffo sulla Flaminia: Prima Porta, sali scendi sali, scendi, sali scendi, pedala, pedala, pedala...

Al 60°km, superato Rignano Flaminio, decido di fermarmi per una sosta-bar: Coca cola mini e seconda barretta il menù del giorno (ma ne approfitto per "rubare" anche un paio di tartine dal bancone degli aperitivi) poi faccio per rimontare in sella e... maddaicazzo!!! il contenitore del kit antiforatura è volato via dal portaborracce posteriore, nonostante lo avessi assicurato con un elastico aggiuntivo... Non ci posso credere! Ultima ancora di salvezza la bomboletta di gonfia e ripara, ma spero davvero di non bucare, altrimenti saranno guai certi.

Dopo 2 ore e mezza dalla partenza, riprendo la via di Terni: "2 ore e mezza... sono a metà strada... mi sa che oggi si fa tardi...".

Pedalo, pedalo, pedalo, su e giù, giù e su... a Civita Castellana supero il distributore Agip che segnava il giro di boa ai tempi delle scorribande motociclistiche, e da lì in poi è tutto terreno sconosciuto per me: Magliano Sabina, Castellaccio, Otricoli... (Otricoli? Cazzo che muro... ed il Garmin segna pendenza al -3%... prodigi della tecnologia). La strada diventa impegnativa, con salite lunghe alternate ad impennate decise che non ti lasciano mai il tempo di rifiatare e di far riposare un po' i muscoli, ormai decisamente provati. Grazie, Lorenzo, per il tuo antidolorifico magnifico.

90° km, giù la terza barretta, poi sali, sali, sali ed a Narni (100 km) anche il primo gel (al 50° era saltato). La fatica è davvero tanta, ma mi viene in aiuto Tiziano: "E' assurdo pensare che giunti a un traguardo, neanche ci arrivi e diventa un ricordo...". In effetti, pensandoci, è proprio così: non importa quanta fatica fai e quante volte ti ripeti "mai più", dopo aver raggiunto il tuo traguardo, tutto diventa presto un ricordo, lasciandoti solo la voglia di ricominciare. Un po' una maledizione, un po' una droga...

Da Narni, finalmente, inizia la discesa verso Narni Scalo. "Finalmente!". Mi fermo per mettere la mantellina antivento, inizio a scendere, esco dalla vallata e... no, dai, macheccazzo!!! Vento contrario. Tocca pedalà pure in discesa, per fare un minimo di velocità. Mi danno una mano i Modà, sempre presenti nel momento del bisogno...

Da Narni scalo a Terni è praticamente tutta pianeggiante, ma il vento non molla un attimo. Cade anche qualche goccia di pioggia, ma per fortuna è solo un falso allarme. La fatica si fa sentire, ma oramai ci sono e do fondo alle ultime forze residue. "Pedala, pedala"... Frankie mi dice quello che devo fare, ed io lo faccio...

Alle porte di Terni seconda sosta bar: altra Coca cola mini, rifornimento borraccia e secondo gel: magari non serve a nulla, ma sono davvero esausto ed ogni grammo di energia è prezioso.

Finalmente arrivo all'acciaieria dopo aver percorso 126,8 km in 5h03', a 25,3 km/h di velocità media e con 1.308 mt di dislivello positivo (Strava su IPhone dava 1.615, soliti misteri della tecnologia).

Da  quel momento in poi la giornata cambia radicalmente volto: cosa c'è di più rigenerante di un delizioso pranzetto (senza carne, grazie Dani) con la tua famiglia ed i tuoi amici? (cioè, ehm, qualcosa ci sarebbe... ma lasciamo stare...)

La giornata sportiva mi ha consegnato alcune certezze (di cui ovviamente farò tesoro per il futuro, ma anche no):

1 - Aveva Ragione Manzik a sconsigliarmi l'uso del portaborracce posteriore
2 - Ha assolutamente ragione Edo Romanomendio a dirmi che non è una questione di ruote ma di gambe
3 - Ho avuto ragione io a non arrendermi al pessimismo del meteo.
4 - Le lunghe distanze non fanno per me...
5 - Il 39-26 è decisamente troppo duro (per me) per affrontare salite impegnative, quindi dovrò apportare qualche modifica alla Slice
6 - La testa inizia a tenere
7 - Non lo farò mai più
8 - La prossima volta andrà meglio
9 - Se io avessi previsto tutto questo, forse fari lo stesso...

Comunque sia, mai pedalato per tanti km, mai stato 5 ore consecutive in sella: sabato, in fondo, mi sono sentito un po' Omar Di Felice  anche io (con rispetto parlando). Superare i propri limiti in bicicletta ti fa sentire un po' più conquistatore e un po' meno stronzo. Grazie, Califfo, grazie sempre...



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